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Tutti i racconti, lunghi e brevi, di Elisabetta Chicco Vitzizzai.
Nelle vicende paradossali, ora drammatiche, ora esilaranti, vissute dai personaggi, in un arco temporale che dalla Belle Epoque giunge ai giorni nostri, si disegna il volto di una Torino borghese e segreta tra piccole e grandi perversioni, nascoste manie, bizzarre ossessioni. Che cos’è la TRASGRESSIONE se non l’andare oltre, osare l’inosabile, realizzare quel che si è sempre e soltanto fantasticato, per ritrovare o per perdere infine se stessi?
Erotici, grotteschi, neri, sensuali, gastronomici, tragici o giocosi, i racconti mettono in scena personaggi originali quando non eccentrici o inquietanti, che si muovono nel gran girotondo della vita. Non semplici macchiette, ma veri personaggi, psicologicamente approfonditi, rivelati nelle loro ambiguità, illusioni, stranezze, diversissimi tra loro, benché accomunati da una medesima necessità di trasgressione. Che si tratti di un passante sedotto da una bella dai capelli di fiamma, o di una giovane signora che vuole evadere dal grigiore di una vita troppo ordinata e stuzzicare un marito noioso e pantofolaio con le accensioni erotiche della fantasia, o di una suora che cede alle tentazioni della gola e alle immagini della lussuria avventurandosi in una carnascialesca Fiera dei Vini, o di due domestiche umiliate dalla vita e vessate dalle padrone, che cercano riscatto e pace in un bagno di sangue tra gnocchi e salsa di pomodoro, o dell’anonimo dirigente industriale che scopre nella metamorfosi sessuale anche la colorata metamorfosi di un mondo altrimenti triste e opprimente, o del giovanotto che subisce il match gastronomico tra una madre e una fidanzata possessive riuscendo infine a liberarsi di entrambe, o di una piccola impiegata alle prese con la pesantissima eredità di un appartamento corredato dal cadavere di una donna ignota, o della studentessa e del suo dirimpettaio musicista che fantasticano guardandosi dalle loro finestre intorno a un’attrazione destinata a durare solo di lontano, o di un vecchio abitante delle soffitte che coinvolge nei suoi strani giochi una bambina troppo sola e curiosa.
Personaggi, dice l’Autrice, che prendono corpo e anima dentro di me, ma da cui mi distanzio con l’ironia nel narrarne i destini singolari e talora beffardi in sorprendenti finali. Perché l’ironia è nella vita stessa, quando ci rivela che quel che siamo non è quel che vorremmo essere, che non sempre si diventa quel che si è e che capita, mentre si crede di spiccare il volo, di restare desolatamente ancorati a terra.
Elisabetta Chicco Vitzizzai “scrive in una lingua semplice e diretta almeno quanto invece è eccentrico e trasgressivo il fondo della sua immaginazione” (Corrado Augias).
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